Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/201

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TERZO 1353 affermano elio Firenze ha più da lui che da qualsivoglia altro Cittadino da gran tempo in qua ricevuto lume de più antichi fatti suoi. La lingua toscana pure dovette a lui molto, perciocchè egli fu uno de deputati alla correzione poc’anzi accennata, e l’annotazioni e i discorsi co’ quali fu accompagnata quella edizione, fatta nel 1573, credonsi comunemente opere del solo Borghini. Egli fu ancora e nell’ architettura e nella pittura assai intendente, e di molti edifizii diede egli stesso il disegno; e invenzion del medesimo furono le pitture della cattedral di Firenze, e quelle della sala maggiore del palazzo de’ Medici. Quindi il gran duca Cosimo gli diede l’incarico de’ disegni e degli apparati per le nozze del principe Francesco suo figlio, e. il nominò primo suo luogotenente nell’Accademia del Disegno, a cui egli fè’ dono di una bella raccolta de’ migliori disegni de’ più illustri pittori e scultori. Di qualche altra opera del Borghini, di più lettere che in diverse Raccolte si trovano impresse (oltre le quali io ne ho una inedita e originale al nuncio Alberto Bolognetti), e di più altre cose che son rimaste inedite, parla distintamente il suddetto conte Mazzucchelli, nè giova perciò, ch io mi trattenga a copiarlo. XLVJll. L’ultimo in questo secolo a scrivere la Storia fiorentina fu Scipione Ammiraro, nato in Lecce nel regno di Napoli verso il 1531. Di lui ancora ha trattato con molta esattezza il conte Mazzucchelli (Scritt. it. t. 1, par. 2, p. c a me non resta perciò, che stringere in breve ciò ch egli più ampiamente racconta 1 uiAiìosuu, FxoL XII. i3