Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/213

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TF.RZO l365 finch’ella non morì in Padova nel 1525, n ebbe due maschi ed una femmina, Lucilio morto in assai giovine età, Torquato che fu canonico in Padova, e coltivatore egli ancora de’ buoni studi (V. Mazzucch. l. c p. 769), ed Elena maritata poi con Pietro Gradenigo gentiluom veneziano. Questi amori però noi eli— stolsero dal fedel servigio del suo sovrano) e ne son pruova le molte lettere da lui scritte in nome di esso, per le quali sempre più gli divenne caro ed accetto, e ne fu ancora adoperato in varie importanti ed onorevoli commissioni. Una grave infermità, che il pose a pericolo della vita, lo indusse, per consiglio ancora dello stesso pontefice, a trasferirsi nel 1520 a Padova, ove felicemente riebbesi. Ma morto frattanto il pontefice Leon X, egli, già provveduto a dovizia de’ beni ecclesiastici, antepose una vita tranquilla ed agiata al rumor della corte, e fissò il soggiorno in Padova, ove visse più anni in un dolce riposo, coltivando piacevolmente i suoi studi, e godendo di raccogliere in casa il fiore de’ dotti, ch era allora in quella città raccolto. Pareva la casa del Bembo il più amico ricovero che avesser le scienze e le lettere. Ivi gran parte di libri d’ogni più scelto genere d'erudizione ivi una magnifica collezione di antiche medaglie e di altri rarissimi monumenti j ivi un bell'orto botanico fornito dell’erbe e de’ semplici di maggior pregio ivi in somma tutto ciò che in qualche modo giovar potesse a promuover e a fomentare gli studi. In questo tempo, cioè nel 1529), gli venne imposto di scriverla