Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/244

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i3q6 nono veneta, ov era stato invitato), dalla qual città dice che venuti erano i suoi maggiori, per vivere ivi presso il duca Cosimo de Medici ma che frattanto essendo stato invitato dal duca di Savoia alla cattedra di eloquenza coll’ annuo stipendio di 400 scudi nell’ università di Mondo vi, onde era oriunda sua madre, chiesta ed ottenuta licenza dal duca Alfonso, erasi colà trasferito. Della cattedra del Giraldi in quella università, trasportata poi a Torino, e della cagione e del modo con cui egli ne fu poi onorevolmente congedato nel i56q, abbi a ni già detto altrove (l. 1, c. 3, n. 8, 16). Egli allora pensava, come scrive allo stesso Vettori (l. c. t. 2, p. 36), di tornare a Ferrara, o di andarsene a Venezia. Ma posto già il piè in barca, ebbe onorevolissime lettere dal Senato di Milano, con un diploma del re Filippo II, in cui gli era offerta con condizioni assai vantaggiose la cattedra di eloquenza nell università di Pavia, ove perciò ei recossi sul fine del detto anno. Ma egli aggiugne ch era entrato in timore che quel clima ancora, come quel di Torino, gli fosse nocivo. Ed egli ne parti in fatti tre anni dopo, e tornato a Ferrara, ivi diè fine a’ suoi giorni, e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico a’ 30 di dicembre del 15—3 (lia rotti, /. cit.). Di lui noi dovremo parlare più volte, e singolarmente ove diremo degli scrittori di tragedie. Qui dopo aver accennato, oltre il Discorso poc’ anzi indicato, un altro Del servire a gran Principi, e alcune orazioni latine da lui (dette in diverse occasioni, c molte poesie latine, dobbiamo