Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/257

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TERZO l4°9 esortollo il Ricci a menar moglie (l. c p.) 374 dal che il Pigna, che non volea all ri pensieri che de suoi studi, si mostrava lontano, e rallegrossi poscia con lui che avesse presa una figlia del celebre medico Brasavola (ib. p 383). Frattanto il Pigna entrò in tale stima presso Alfonso allor principe ereditario di Ferrara, che questi al principio di gennaio del 1552 il volle in corte tra’ suoi famigliari. Così raccogliam dalla lettera con cui il Pigna l’anno seguente gli dedicò i quattro libri delle sue Poesie e quelle di Celio Calcagnini e di Lodovico Ariosto stampate nel detto anno dal Valgrisi in Venezia. Queste Poesie, se si abbia singolarmente riguardo alla fresca età di ventitré anni, in cui allora era il Pigna, sono assai pregevoli per la loro molta eleganza, benchè non in tutte uguale. Quindi non è maraviglia ch’ei divenisse sempre più caro al principe Alfonso, sicchè questi non sapesse quasi stare da lui lontano. Il Ricci di lui parlando in una sua lettera ad Alberto Lollio, Is jam mihi crede, gli dice scherzando (ib. p. 3j)4), tìos fastidii ac prò udì Ho Jiabet Princeps eum iterum secum ad caput aure uni ducit, deinde ad lì e ri guardimi, postea Comaclium, alio alias, ut etiam uxori novae nuptae grati mi non faciat. Sed quid plura? Is in tanta ejus gratia est, ut pauci in pari, nullus in majori sit, ut jam spem eam dcponcre possi s 1 si quam unquam imbuisti y ut ter uni vel dieculam unam in tuo Museo ponere possit. Spargeasi frattanto la fama del molto sapere del Pigna, e ne è pruova una lettera scritta