Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/341

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TERZO 1 rifiutata più volte la dignità vescovile, coltivava tranquillamente gli studi. Ma benchè egli vivesse fino al 1620, e benchè fosse stimolato a pubblicare una volta i detti Annali (V. Lett. d'Uom. ili Vcn. 1744» P 92i >54» 47^)j egli li lasciò ancora inediti, e non furono pubblicati che nel 1742. Del Teggia ci ha lasciato un onorevole elogio l’Eritreo (Pinacoth. pars 1, p. 156). Paolo Gualdo nella Vita di Gianvincenzo Pinelli dice che questi ebbe in grande stima animi candorem et multiplicem rerum usum liberalemque doctrinam del Teggia. Il Comune di Sassolo, poichè egli fu morto, gli fè’ incidere un’iscrizione in cui se ne rammentano i pregi e gli onori (a). Delle dette opere e di più altre concernenti il P. Maffei, veggasi la Vita già mentovata, ove l’autore descrive ancora le religiose virtù di cui egli fu adorno, e la somma attenzione con cui egli esaminava scrupolosamente ogni parola ed ogni sillaba; benchè egli creda una favola ciò che alcuni raccontano, cioè ch’ egli per isfuggire il pericolo d’imbeversi del poco elegante stile del Breviario romano, avesse dal pontefice ottenuta la facoltà di recitarlo in greco. (a) Le piti diligenti ricerche che alf occasione di compilare la Biblioteca modenese (t. 2, p. 224, cc*) ho fatte sulla vita del Teggia, mi han latto conoscere eh’ egli più probabilmente occupossi nel compilare una nuova Vita di Gregorio XIII, che nel compir gli Annali scritti dal P. MalYei. Ivi ho ancora osservato che è falso ciò che da alcuni fu detto, che il Teggia fosse segretario di quel pontefice, e che non vi ha documento a provare che da lui fosse mandato alla corte di Portogallo.