Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/377

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terzo 1529 LXXXVm. Dell’altro implacabile nemico del Doni, cioè di Pietro Aretino, ci ha data una Vita sì esatta e sì piena di belle ricerche il conte Mazzucchelli, che non giova l intraprender nuova fatica a tal fine. Il primo pregio di questo pazzo impostore fu l’ esser bastardo, perciocchè ei nacque in Arezzo da Luigi Bacci e da una cotal Tita. donna non sua, la notte tra’ 19 e 20 d’ aprile del 1492. Checchè si dicano alcuni de’ primi studi dell’ Aretino nel tempo ch’ ei trattennesi in patria, e poscia in Perugia, è certo ch’ ei nulla seppe nè di latin nè di greco, com egli stesso confessa in più passi delle sue opere, citati dal conte Mazzucchelli. Per parecchi anni andò spesso scambiando soggiorno, ora in Mantova, ora in Arezzo, ora in Roma, donde fu due volte cacciato, la prima per ordin del papa Clemente VII, in gastigo degli osceni sonetti da lui composti su certe più oscene figure di Giulio Romano, la seconda per cinque ferite ch’ egli ebbe nel petto da Achille della Volta gentiluom bolognese suo scusarlo del delitto di plagio riguardo alla Progne, e si lusinga che in fronte o in line del libro egli avesse posta qualche dichiarazione che ne indicasse il vero untore, e eli’essa fosse poi senza sua colpa ominessa. Ma la lettela dedicatoria che il Domenichi vi premette al Cardinal Giannotto Castiglione, toghe ogni luogo a questa scusa; perciocché ei ne parla come di cosa sua; e la dire la mia Progne, senza dare alcun cenno del vero autore Lgli si sforza ancor di difendere il Domenielli dall* altra accusa di plagio riguardo ul Dialogo della Stampa; e io desidero che le ragioni eh' egli ne adduce sembrino convincenti. Tir aboschi, frol. XII. 2.4