Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/378

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l53o LIBRO rivai nell1 amore verso la cuoca ilei datario (liberti, nella qual occasione il Berni scrisse contro di lui quel famoso sonetto: Tu ne dirai e farai tante et tante, ec. Finalmente nel 1527; fissò la sua dimora in Venezia, che fu poi l ordinario soggiorno dell'Aretino, trattone qualche viaggio ch ei fece, e fra essi quello di Roma, quando fu eletto pontefice Giulio III; nella qual occasione costui lusingossi di avere il cappello di cardinale su quella testa, a cui il solo ornamento che convenisse era una mitera infame. E veramente non vi ebbe mai uomo che a tanta ignoranza di lettere, a tanta viltà di animo, a tanta prostituzione di costumi unisse tanta prosunzione e tanta alterigia. Lo stile dell’Aretino non ha nè eleganza, nè grazia alcuna anzi a me pare ch ei sia stato uno de' primi a usare di quelle ridicole iperboli e di quelle strane metafore che tanto poi furono in uso nel secol seguente. E siane in pruova un sol tratto nel quale egli, parlando dei’ suoi Capitoli in terza rima, dice: In essi, che hanno il moto del Sole, si tondeggiano le linee delle viscere, si rilevano i muscoli delle intenzioni, e si distendono i profili degli affetti intrinsechi (Lett. t 6, p. 4). E ciò dee intendersi ancor delle rime, nelle quali egli è ugualmente poco felice) perciocchè, comunque scriva talvolta con forza e con estro, raro è ch ei si sostenga colla gravità e coll eleganza nel verso; e una certa facilità che si vede ne suoi Capitoli, è effetto più della natural sua inclinazione a dir male, che di studio da lui fatto in quell arte. Qual sia poi la dottrina e l erudizione che in tali