Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/386

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|538 LIBllO niranno i538, poiché egli era nato nel 1568. Quest’ epoca cade appunto a’ tempi dell’Aretino 5 e fra molti a cui quel libro si attribuisce, parmi che ei sia quegli per cui le probabilità sian maggiori. È vero ch' ei non sapea di latino. Ma chi ci assicura ch’ esso fosse scritto in tal lingua,? Il Campanella scrivendo in questa lingua, potè latinizzare il titolo di un’ opera italiana. Se poi il libro che allor fu stampato, fosse il medesimo con quello di cui ora si hanno copie, io non ho argomenti a deciderlo. A me sembra però, che il moderno non sia steso secondo il pensar dell’Aretino. LXXXIX. Dalla storia letteraria non dee disgiugnersi la storia delle Belle Arti, la qual pure ebbe nel corso di questo secolo non pochi illustri scrittori. La Vita di Michelagnolo Buo11 arruoli scritta da Antonio Condivi, quella di Benvenuto Cellini scritta da lui medesimo, varie opere di Giampaolo Lomazzo, di cui altrove si è fatta menzione, la lettera di Giambattista Adriani sopra gli antichi Pittori, e il Riposo di Rafaello Borghini, in cui molte cose contengonsi dell’arte e degli artefici più rinomati, appartengono a questo luogo. Ma io che mi affretto a por fine a questo si lungo capo, sarò pago di ragionar solamente della celebre opera di Giorgio Vasari, il quale fu il primo che una intera e diffusa Storia ci desse di tutti i moderni Professori delle Belle Arti. Ei ci ha parlato sì a lungo e si minutamente di se medesimo, che non ci fa d’uopo l’affaticarci per averne altronde notizia (f Ite de’Pitt. t. 7, p. 182, ed.Fir. 1772). Nato in Arezzo nel 1512, ebbe