Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/457

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TERZO 1 (KH) c0n ammirabile alacrità gl*incomodi della vecchiezza, e la mancanza di molte cose che gli sarebbono state allor necessarie j e finalmente così ne descrive la morte: Quin et moriens vultu ridibundo verbisque pie u tuli s, quasi placidissimo somno se dederet occubuit quartum circiter et octogesimum annum natus, Pontificatus Clementis VII anno primo. Inoffensa per tot labores valetudine semper usus est, nisi quod superioribus annis, dum hortuli sui arbores ipsemet reconcinnabat, fallente scalarum lubricitate cor me rat, et crure aliquantulum laeso ad longinquas illas peregri nati otte s non ampli us idoneus fuit. In Venezia avea passato Urbano quasi tutto il tempo della sua vita istruendo nel greco tutti coloro che in gran numero a lui venivano: e quasi tutti quelli che ivi erano in quella lingua ben istruiti, erano stati di lui discepoli (ib.). Egli ebbe tra suoi scolari anche Giannantonio Flaminio, come questi confessa in una sua lettera del 1495 a Jacopo Antiquario (J. A. Flamin. Epist. l. 3, ep. 4), ove Urbano è da lui detto Urbanus Bellunensis vir optimus, vitae. ac inorimi integri tate inter Minoritas venerali i lis, latine graeceque doctissimus. Ei fu ancora per qualche tempo maestro di Giovanni de Medici, che fu poi Leon X, come afferma il nipote nei passi da me citati, e anche nella dedica delle sue poesie latine alla reina Caterina dei.Medici. Il desiderio di promuovere non sol colla voce, ma ancor colla penna lo studio del greco, gli fece formar l’idea di scrivere latinamente una Gramatica greca, cosa da niuno ancora tentata, Tirabo.sem, Voi. XII.. ac)