Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/463

Da Wikisource.

TERZO I6I5 .jjro somigliante delitto apposto all’Alcionio da pierio Valeriano, il quale racconta che Pietro Martelli fiorentino, uomo nella latina, nella greca e nella ebraica lingua assai erudito, ma (di sanità si infelice, che poco potea occuparsi negli studi, avea nondimeno con gran fatica distesi quattro libri dottissimi sulla Matematica: che questi dopo la morte di Pietro vennero alle mani di Braccio di lui figliuolo, che fu poi vescovo di Fiesole, il quale essendo in Roma in tempo del sacco, li sottrasse dalle mani de’ rapitori chiudendogli in Castel S. Angelo, ma ch essendo poi caduti in potere dell’Alcionio, questi li soppresse per modo, che più non si videro (l. c p. 26). A me pare che a smentir cotale accusa basti il rammentare con Tullio il celebre detto di Cassio: Cui bono? Perciocchè a qual fine potea YAlcionio voler soppressi tai libri? Ei non avea fatto studio alcuno di matematica, nè scriveva opere di tale argomento. Che giovavagli dunque il fare che l opere del Martelli fossero dimenticate? Io finirò di ragionare dell Alcionio col recare il giudizio che ne dà il Giraldi, il quale ne biasima i costumi, ma insieme ne loda l'eleganza nello scriver latino, per cui certo l Alcionio è inferiore a pochi scrittori di quel tempo, e accenna ancora le poesie latine da lui composte, niuna però delle quali, ch'io sappia, ha veduta la luce: Diversae naturae est, dice il Giraldi, dopo aver parlato del \ alenano (De Poet. suor. temp. dial. 1, Op. t. a, p. 54 a), Peirus Alcyonius Venetus mordajc et maledir ms, nec pudens rnngis quarti prndrns. Nujus