Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/486

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»638 LIBRO Filosofi di Diogene Laerzio da lui illustrata con erudite annotazioni. Essa fu poi data alla luce in Roma nel dal cardinal Pietro di lui nipote; e le fatiche di Tommaso sì nel tradurre che nel comentare Laerzio sono state assai lodate da’dotti, e singolarmente da Isacco e da Merico Casauboni, le testimonianze de’ quali si adducono dal suddetto scrittore. Abbiamo ancora un’altra lettera di Tommaso al Vettori, dalla quale caviam le notizie di un’altra opera di esso, cioè della Parafrasi sull’ ultimo libro di Aristotile De physico auditu # ch’ egli inviò al Vettori, perchè vi facesse le correzioni che avesse credute opportune (Cl. Vir. Epist. ad P. Vict. t. 3, p. 180); e il Vettori, rispondendogli nel febbraio del 1568, celebra quel lavoro con molte lodi (Victor. Epist. l. 3, p. 71). Di Tommaso fa onorevol menzione anche Francesco Patrizi, dedicando al cardinal Ippolito Aldobrandini di lui fratello, che fu poi Clemente VIII, la sua Pancosmia: In memoriam venti, T/iomae fralris tai humaniorihus litc.ris et Graecis et Latinis, et Philosophiae ornatissimi me satis diu Patavii amicitia familiarissime esse usum. Pregevole è ancora la traduzione italiana delle Meccaniche di Aristotele, fatta da Antonio Guarino modenese, e stampata in Modena nel 1573 colle dichiarazioni del medesimo traduttore, il quale, dedicando l’opera a Cornelio Bentivoglio, dice che avendo dovuto pel rigore del freddo interrompere il lavoro delle fortificazioni della cittadella di Modena, erasi in quel frattempo