Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/499

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TERZO |<55l ¡•ino Broccardo veneziano, filosofo c medico di qualche nome, fu il padre di Antonio, e questi in Padova a p pii cossi principalmente allo studio dell’amena letteratura e della poesìa italiana, nel che egli ebbe a suo maestro Trifone Gabriele, e lo Speroni lo introduce nel Dialogo della Rettorica a raccontare (Op. t. 1,p. 223, ec.) in qual modo si andasse avanzando nello studio della poesia, e come gli venisse il capriccio di volere introdurre nella lingua italiana il! verso eroico de Latini, e intendendo poscia ch’egli aveva intrapresa una inutil fatica, si rivolgesse a esaminare profondamente le bellezze e i pregi del Petrarca. Per soddisfare a’ comandi del padre ei dovette ancora applicarsi alla giurisprudenza; ma con qual animo il facesse, lo dice egli stesso nel citato Dialogo: sollo io, per quel ch'io provo al presente mezzo vecchio, siccome io mi sono, che mai non odo il Roino, nè leggo Bartolo o Baldo (il che faccio ogni giorno per compiacere a mio padre) ch'io non bestemmi gli occhi, gli orecchi, l'ingegno mio, e la vita mia condannata innocentemente a dover cosa imparare, che mi sia noja il saperla (ivi, p. 205). Di fatto, volte le spalle alle leggi, tutto si diè il Broccardo alla poesia; e le Rime poc’anzi accennate, le quali trovansi ancora sparse in diverse Raccolte, ci fan vedere quanto felice disposizione avesse egli in ciò sortito dalla natura, e qual nome fosse per ottener fra’ poeti, se avesse avuta più lunga vita. Ma il troppo vantaggioso concetto in che egli avea se medesimo, gli fu cagione d’immatura ed infelice morte: perciocché