Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/509

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TEHEO iGGl inferiore all’Aretino nel chiedere importunamente regali e sovvenzioni a’ gran principi; ma nien di lui felice nell1 ottenerli. Nè solo in ciò, ma anche nel mordere satiricamente or fimo or l’altro prese egli a farsi imitatore dell'Aretino. E il primo saggio, ch egli ne desse, fu in alcuni sonetti satirici da lui scritti all’ abate Anisio napoletano poeta latino (V. Mazzucch, Scritt it t. 1, par. 2, p. 799, ec.) Ne parla egli stesso in una sua lettera del 1532 (Lettere, p. 13, ed. 1539), ove ancora ci fa vedere il suo animo insofferente di ritegno e di freno, dicendo: Ma chi si perderebbe un bel volo, quando gli va a proposito? Io per me lascerei piuttosto un desinare, che scrivere il tiro d una canata, quando mi va per la fantasia. Anche di Girolamo Borgia, poeta allora assai rinomato, scrisse egli con molto disprezzo (ivi, p 18)} ed è probabile che le inimicizie ivi contratte lo costringessero ad uscire dal regno per ritirarsi a Venezia, il che accadde, come dalle stesse Lettere si raccoglie, verso il giugno del 1 f>3G (ivi: p. 27). Ei ne partì miserabile 7 come vi era vissuto, e anche de suoi componimenti non recò altro seco che le Poesie latine. Partendomene, dic egli stesso (Dial. delle Bellezze, Ven. 1542, p. 108), da le opere Latine in fuori, le quali non mi parve lasciare, come quelle che per qualche studio di qualche, loda mi parevano degne, nessuna altra cosa hebbi meco, che fosse da peregrino, salvo l habito miserevole, il quale non spero cangiare, ec. Infatti tra le opere del Franco annoverate dal Tafuri (Scritt. napol. t. 3, par. y,