Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/510

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\G(J2 LIBRO p. 338) trovasi un’opera intitolata HIsabella, che è probabilmente in versi latini, stampata in Napoli nel 1535, da me non veduta. In Venezia ricoverossi il Franco presso il suddetto Aretino, nè mai si vide union di due pazzi uguali a questi. Uomo ignorantissimo era l Aretino; e perciò valeasi volentieri del Franco che, se crediamo a Giammatteo Toscano (Peplus Ital. l. 4, p. 106), era uomo assai dotto non solo nella lingua latina, ma ancor nella greca. In fatti confessa lo stesso Aretino che il Franco vantavasi di avergli composte più opere, benchè l Aretino il neghi costantemente (V. Mazzucch. l'ita di P. Aret. p. 54)» e fra due uomini tali che si smentiscon l’un l altro, troppo è difficile il definire chi sia degno di fede. Certo è che nella prima edizione delle Lettere dell' Aretino alcune son dirette al Franco, in cui il loda non poco, e ch’ esse poi furono ommesse nelle posteriori edizioni, quando essi divenner nimici. Nè potean essi vivere lungamente amici, che uomini di troppo sordido e vile animo eran amendue, perchè potessero serbar l amicizia. L’origine della loro discordia fu la pubblicazione del primo libro delle Lettere dell’ Aretino, fatta in Venezia nel 1537 Il Franco, invidioso del plauso con cui videle accolte, volle emularlo, e nel 1539) pubblicò le sue Pistole vulgari nella stessa forma di quelle dell’Aretino, nell’ultima delle quali diretta all' Invidia par che prenda di mira il medesimo Aretino. Non facea bisogno di tanto, perchè questi altamente se ne risentisse. Una lettera da lui scritta al Dolce,