Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/591

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ronzo 1743 bella Villaraarina principessa di Salerno (a cui il Manuzio dedicò con sua lettera piena di encomii le Poesie di Scipione Capece), lodandola come dotta e savia matrona, e dicendo che aveala udita in Avellino recitar versi latini, e dichiarar prose in maniera, che in tutti destava gran meraviglia: ed ivi ancor fa menzione di altre donne erudite, cioè della suddetta Veronica da Gambara, di Emilia Angosciola, di Violante Gardona e di Violante Sanseverina cugine in Napoli, di Costanza da Novell ara, di Carnmilla di lei figlia, e d’isabella Sforza (Parad. l. 2, parad. 25). Un sonetto di Caterina Piovene è assai lodato dal Bembo in una sua lettera (Op. t. 3. p. 27o)j e Ippolita Roma padovana è detta dal medesimo Landi poetessa gentile (Cataloghi, p. 4/'>> 476). A queste celebri donne deesi ancora aggiugnere Cammilla Valenti, figlia del cavalier Valente Valenti e di Violante da Gambara, sorella della famosa Veronica, e donna essa pure lodata, come coltivatrice della letteratura, dal Corso nella Vita di Veronica, dal conte Niccolò d' Arco (l. 4, epigr. 14) e da Pietro Aretino (Lett. l. 3, p. 32 1). Nel 1543 si congiunse in matrimonio Cammilla col conte Giacomo Michele dal Verme, cui ebbe il dispiacere di perdere undici anni appresso. Scipione Agnello Maffei, dopo aver fatto un grande elogio di Cammilla, e lodatone singolarmente l’amore de buoni studi, racconta che poichè vide morto il marito, gittatasi sull’ ancor caldo cadavero, talmente si abbandonò al dolore, che ne morì ella stessa (Ann. di Mani. I. 2,