Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/592

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I «J44 LIBRO c. 7). Questo racconto sembra a prima vista aver non poco del romanzesco. Ma ch'ella veramente morisse poche ore dopo il marito, raccogliesi ancora da un processo autentico che conservasi nell' archivio della nobilissima famiglia Valenti in Mantova, e che mi è stato additato dall' ornatissimo sig. marchese Carlo Valenti, a cui son debitore di tutte queste notizie. Quae subinde, dicesi ivi parlando di Cammilla, ili ine ad decem horas vel circa pari ter decessit, nullis relictis filiis, ove però non si spiega, se ciò avvenisse per forza di gran dolore, o per malattia, da cui al tempo medesimo che il marito fosse compresa. Gli elogi con cui parlano di Cammilla Bernardo Tasso (Amadigi, c. 44» 72), il Betussi, il quale scriveva mentre Camilla non contava che ventidue anni di età (Giunta alle Donne ill del Boccac. c. 49), il Chiesa (Teatro delle Donne letter. p. 113), e più altri scrittori, i quali affermano ch’ ella scrivea e lettere e versi con somma facilità ed eleganza, che nella lingua latina, ugualmente che nell’ italiana, avea fatti grandi progressi, e che occupavasi singolarmente nello studio della sacra Scrittura, ci fan conoscere a qual fama per ciò salisse. Io recherò solo un breve epigramma di Niccolò d’Arco, che in poche parole tutti racchiude i pregi di questa celebre donna: Cum mater tibi sit Pallas, cui denique mirum, Quod doctos versus, culta Camila, facis? Hoc admirandum, cum sis vel mater Amorum, Quod proba, quod servas casta pudicitiam. L. 3, epigr..-{8.