Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/61

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terzo i 2 i 3 del dello anno (Op. t. 6, p. 2030. ec.), delli onori fattemi in Roma, et della impresa datami da N. S. Et io ho più caro, che si’intenda da altri che da me. L anno 1583 ebbe la famosa contesa col Riccoboni pel libro De consolatione, che volle far credere come opera di Cicerone, e che dal Riccoboni si sostenne supposta, non senza qualche sospetto che il Sigonio stesso ne fosse l’ autore. Abbiamo già altrove parlato di una tal controversia (t. 1), nè fa d’uopo il tornare su questo argomento. Poco ei sopravvisse a questa contesa; perciocchè l anno seguente 1584, venuto a Modena, ove nella primavera dell'anno stesso aveva dato principio alla fabbrica di una sua villa, in questa villa medesima, che ancor si vede, di là dalla Secchia due miglia lungi dalla città, finì di vivere a’ 12 di agosto, come è segnato ne libri mortuali veduti dal Muratori, e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino. Queste cose da me in breve accennate si possono vedere per la maggior parte svolte e spiegate più a lungo dal Muratori, il quale ancora ragiona delle morali virtù di cui il Sigonio fu adorno, e riferisce il bell elogio fattone dal P. Alessandro Caprara della Compagnia di Gesù, amatissimo dal Sigonio medesimo, a cui lasciò per legato tutti i suoi scritti, da cui poi passarono alle mani di Jacopo Buoncompagni duca di Soro, splendido protettore delle lettere, e da molti dotti di quell’età altamente encomiato (a). Ma tempo (fl) L degno d’esser letto l’elogio che del P. Caprara ci ha dato il sig. abate Francesco Alessio Fiori, e eh«