Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/62

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12 ¡4 LIBRO è ili dare un’idea delle opere da questo grand’uomo composte. XIII. Io non mi tratterrò a parlare distesamente di alcune operette di minor mole, benchè anche’ se molto pregevoli, come di quelle de’ primi anni della sua gioventù da noi già accennate di molte orazioni da lui dette in diverse occasioni, del libro intorno al Dialogo, del Giudizio degli Scrittori della Storia romana, della traduzione latina della Rettorica d’Aristotile, dei frammenti (di Cicerone da lui raccolti e illustrati, della Vita di Andrea Doria, e di altri somiglianti opuscoli. Più distinta menzione vuol farsi di quelle opere nelle quali il Sigonio si fece guida agli altri, e diradò il primo le tenebre fra cui era involta l’ antichità. La Storia e le Antichità romane a niuno forse in quel secolo dovettero più che al Sigonio. I Fasti consolari e l" ampio Comento su d’ essi da lui pubblicati furono la prima opera in cui si vedesse la Storia romana esposta con ordine cronologico e con giusta critica. Gli Scolii e i due Libri di emendazioni alle Deche di Livio recarono un gran lume a questo scrittore poco finallora inteso, e dall’ ignoranza de’ precedenti copisti stranamente malconcio. Nuovo argomento e non più da altri trattato prese egli a illustrare co’ libri De antiquo jure civium Romanorum, De antiquo jure Italiae, De antiquo jure Provinciarum. La prima delle quali opere gli diede occasione a scrivere il è inserito negli Scrittori bolognesi del conte Fantuzzi (t. 3, p. 125 ec.).