Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/655

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TERZO 1807 nelle lettere greche e latine veloci c non ordinarii progressi. La funesta morte del vescovo, trucidato barbaramente da alcuni ladroni nel 1520, e le angustie domestiche nelle quali allor ritrovossi, lo consigliarono a lasciare la patria e a procacciarsi qualche agiato e onorevole sostentamento, se pure non fu a ciò costretto da qualche error giovanile, per cui gli fosse intimato l’esilio, come da altri si afferma (Calvi, Scena letter. par. 1, p. 4&i) non so su qual fondamento. Sperò egli forse di trovar nell’amore qualche sollievo a’ suoi travagli, e si occupò qualche tempo in amare e in celebrar co’ suoi versi Ginevra Malatesta. Ma poichè la vide congiunta in matrimonio col cavalier degli Obizzi, e poichè conobbe che non era quella la via per cui migliorare il suo stato, verso il 1525 si pose al servigio del conte. Guido Rangone generale allora dell’armi pontificie, di cui per alcuni anni fu segretario, e gli diede più pruove non solo della sua abilità in quell’impiego, ma anche della sua destrezza nel maneggio di gravi affari. Nel 1529) passò al servigio della duchessa di Ferrara; ma qual che ne fosse la ragione, tra poco ne uscì, e recatosi a Padova, parte ivi, parte in Venezia, attese tranquillamente ai’ suoi studi. E questo è il tempo di cui parla Bartolommeo Ricci in una lettera a Bernardo: Veteri s mini amicitiae recordatio, cum ego apud meos Cornelios agerem, tu vero cum illis ac nobiscum aut Venetiis aut Patavii quotidie esses, ac etiam Ferrariae proximis annis renovata id me jure suo postulabat (Op. t. 2, p. 433). Il qual passo