Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/150

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2 1 12 LIBRO Esso è magnificamente scritto in pergamena , e appena si può comprendere, da chi nol vede, qual diversità passi tra esso e l’edizioni che ne abbiamo. Non solo i versi sono spesso mutati, ma l’ordine ancora è non rare volte tuli1 altro da quel clic ora ne abbiamo; e vedesi chiaramente leggendolo, che fu quella opera del Vida ancor giovane, da lui poscia più maturamente limata e corretta. Ma ciò che rende ancor più pregevole questo codice, sono molti tratti e molte digressioni dall’autore inseritevi, e ommesse poscia nelle edizioni. In esse non si legge la dedica al Delfino figlio del re Francesco I, che allora, quando liscila prima edizione del 1527, era ostaggio pel padre alla corte di Spagna; ma l’opera è dedicata ad Angiolo Divizio da Bibbiena , nipote del Cardinal Bernardo , a cui il Vida l’offre con bell’elogio al principio del libro I, e a cui parimente si volge al principio del libro II e sulla fine del libro III. Già abbiamo recati altrove i magnifici elogi che ivi avea inseriti di Giammatteo Giberti, del cardinale Ercole e del conte Guido Rangone e degli altri lor fratelli, di Luigi Lippomano e del cardinale Benedetto Accolti. In questo Giornale di Modena si è data una diligente descrizione di questo bel codice, e se ne son pubblicati i tratti più degni d1 osservazione (t.14,p. 158), e si son recate altre ragioni a provare che l’edizione del 1527 fu certamente la prima. Conforme a questo codice è probabil che fosse la copia che il Vida mandò a Cremona nel i5?.o; e come in esso ei parla del Cardinal Ercole Rangone, come