Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/21

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TERZO che è probabilmente quello di cui qui si ragiona e di cui alcune Poesie si hanno nella Coriciana, e che è uno degl’interlocutori dal Valeriano introdotti nel suo Dialogo dell'Infelicità de’ Letterati (Valer, de Infel. Litter. p. 60), e Celso celebre per l’accusa da lui intentata in Roma a Cristoforo Longolio fiammingo per una declamazione da esso scritta contro i Romani, intorno alla quale degne son d essere lette alcune lettere del Longolio medesimo e del Sadoleto (Sadol. Epist. t. 1, p. 411 ec-)- Dell’infelice morte di Celso, annegato in un torrente vicino a Roma, parlano tutti gli scrittori di que’ tempi, e singolarmente il Valeriano (l. cit) j il quale ancora in quell’occasione scrisse un’ elegia (Carm. p. 28). Blosio Palladio è egli pure annoverato, e non senza ragione, tra’ valorosi poeti, e ne abbiamo de’saggi nella più volte mentovata Coriciana, e in qualche altra Raccolta, e nel poemetto da lui pubblicato in lode della Villa di Agostino Ghigi, stampato in Roma nel 1512. Di questo illustre poeta, dopo altri scrittori, ha parlato a lungo reruditissimo Cardinal Stefano Borgia che ne ha data per la prima volta alla luce un'orazione da lui detta in occasione dell’ambasciata inviata da’ Cavalieri di Rodi al pontefice Leon X l'an 1521 (Anec. rom. t. 2, p. 165, ec.) (a). Egli era oriondo dalla Sabina, (a) Di Blosio Palladio alcune altre più minute notizie ci ha somministrate il ch. aliate Marini, e singolarmente il bell' elogio fattogli dal Massarelli nel raccontarne la morte (Degli Archiatri pontif, t. 2, p. 274).