Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/236

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211)8 libro in paucioribus probantur. Equidem modestiorem„ humaniorem, sanctiorem virum non cognovi, qui nihilo magis movebatur adversis, quam etiam laetis ac secundis rebus faceret, in quibus ne vultum quidem mutabar. Ejus autem sermo f eongrvssus, hospitia fuere , quae ejus generis moribus optime responderent. Il P. Niceron ci ha dato il catalogo delle opere di questo dotto scrittore, che per lo più sono comenti sugli autori latini, come sulle Lettere di Cicerone ad Attico, e su quelle agli Amici, su Valerio Massimo, sul primo libro dell’Eneide. Havvi ancora un’orazione da lui detta in Bologna De Officio Doctoris et Auditoris, e la traduzione di sei Dialoghi attribuiti a Platone. Ma le due opere più pregevoli del Corrado sono il Comento sul libro di Cicerone de’ chiari Oratori, opera piena di vasta erudizione, accompagnata da buona critica, e perciò lodata molto dal Ricci (l.cit.p. 278), e solo ripresa, perchè l’autore in essa si occupa di troppo minute ricerche; e il libro intitolato Quaestura, nel quale egli sotto l’allegoria, non molto felice, di un romano questore, che tornando dalla provincia a Roma, rende conto a Batista Egnazio e a Pierio Valeriano del frutto raccolto dalla lettura delle opere di Cicerone: e in tal modo ci dà un erudito ed esatto ragguaglio della vita di quel grande oratore, che anche dopo le altre più copiose Vite, pubblicatene poscia, non è caduto di pregio. Il P. Niceron rigetta come supposta la prima edizion di quest’opera fatta in Venezia nel e afferma che la prima fu la fatta in Bologna nel 1555. Ma è certissimo che nel 1537 ne fu