Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/258

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3H20 imno pubblicate la prima volta nel loro original greco , o corrette e migliorate. Pregiatissimi poi sono i Comenti da lui scritti sulla Rettorica , sulla Poetica, sull’Etica e sulla Politica d’Aristotele, e sul libro di Demetrio Falereo della Elocuzione. Ne’ trentotto libri delle sue Varie Lezioni egli esamina e spiega infiniti passi di antichi scrittori; e quale studio avesse egli fatto nella lor lingua, ben il dimostra il colto ed elegante stile con cui le opere del Vettori sono distese. Aggiungansi e le molte orazioni e le moltissime lettere italiane e latine, e alcune poesie che se ne hanno alle stampe, e l’elegante trattatello italiano della Coltivazion degli ulivi, oltre più altre opere inedite, delle quali tutte si potranno vedere più minute notizie a piè della Vita sopraccennata. Solo vuolsi ad essa aggiugnere che più di recente ne sono state pubblicate tre lettere italiane a Guglielmo Sirleto poi cardinale (Lagomarsin. Not. ad Epist Pogian. t. 4, p. 441 ec-)> e quattro pure italiane a Francesco Bolognetti (Anecd. rom. t. 1, p. 399, ec.). Questo brevissimo cenno , che della vita e dell’opere del Vettori abbiam fatto , basta a persuaderci che non vi è forse scrittore del secolo xvi, a cui la lingua latina e la greca debba più che a lui, e eli1 egli perciò si rendette degnissimo di quel breve ma magnifico elogio che ne fece Alberico Longo, dalla cui bocca Sebastiano Regolo racconta di aver udite queste parole: Ego Ferrariae de doctissimis illis viris nudivi, Petnirn Vie tori uni eum unum esse, qui scriptis suis, oratione, pecunia et publice et privatim, omni denique