Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/294

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□256 LIBRO ciò dovesse concedersi , sarebbe d’uopo fissarne l’epoca al 1513,o 1514 nel qual tempo fu veramente in Francia. Benchè anche di ciò mi rende molto dubbioso il silenzio degli storici di quella università, i quali, benchè faccian menzione di molti altri Italiani, dello Stoa non fanno motto. Il qual silenzio ha ancor maggior forza riguardo alla carica di rettore che vuolsi da lui sostenuta, e di cui non v’ ha presso essi il menomo indicio. Come dunque potè 1’autore dell1 iscrizione accennata sognare tai cose? Io non mi stupirei che lo Stoa , sì pronto a esaggerar le sue lodi, ne’ suoi famigliari ragionamenti spacciasse di aver ricevuti cotali onori, e cercasse così d1 imporre alla posterità, e qualche cenno ne desse ancora nelle sue opere, come si è veduto eh1 ei fa della cattedra, ma più parcamente, per timore di esser convinto di falsità e d’impostura. XXL A me dunque sembra più verisimile che lo Stoa sul principio del secolo da Brescia passasse a Pavia, ove cel mostrano le prime opere da lui pubblicate, e che ivi fattosi conoscere al presidente Carli, ne ottenesse nel 1507, mentr’ei contava ventitré anni, una cattedra in quella università, benchè il Parodi nel suo Catalogo de’ Professori di essa non ne faccia menzione che all’an 1518. Frattanto essendo il re Luigi XII sceso coll’esercito in Italia nel 1509), lo Stoa prese occasione di celebrarne le illustri vittorie in un suo poema intitolato Heraclea bellumve Vene tura, e datolo alla luce, il fè presentare a quel re , e trovò mediatori che gli ottenesser per premio l’onore della