Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/306

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2268 LIBRO di uscir di casa, e vi stetti venti giorni. E agli 8 di marzo del 1525, quando già l’Amaseo avea cominciata in Bologna la sua lettura, La invidia degli altri, dice (ib. p. 21.4), è consueta, e singolarmente del Pio e Bocci ilo, li quali mi hanno cercato rovinare della vita propria. Questo non è, a dir vero, il più glorioso passo della vita del Pio, ma non è nuovo che un vecchio professore si offenda e si sdegni al vedersi antiposto un giovane eli* ei crede troppo a sè inferiore. E il dispetto del Pio andò tant’oltre, ch’ei, lasciata Bologna, recossi a Lucca, ed ivi aprì pubblica scuola. Così raccogliamo da’ versi da Giglio Giraldi composti poco dopo il sacco di Roma del 1527, ne’ quali dell’A’ naseo e del Pio così dice: Romulus uxori et gnatis sua gaudia narrat, Proemia quanta sibi et quot millia Felsina pendat,Hoc damnat Baptista Pio , incusatque maligna Tempora, et una omnes, haec qui jussere, Quirites. Scilicet hic annis et majestate verendus Proemia debuerat multo majora tulisse; Nunc ideo procul a patria, patriam ipse perosus Ingratam , dat Lucensi dictata juventae. Op. t. a , p. 914. I11 questa città trattennesi il Pio almeno fino all’an 1534? perciocchè Ortensio Landi, in un suo opuscolo composto e stampato in quell’anno, parlando de’ Lucchesi, Habent, dice (Quaestiones phorcianae p. 3), perinsignes Praeceptores , quorum alter Baptista Bononiensis, re et cognomento Pius, qua vero eruditione ex ingenii sui monimentis cognitum puto. Paolo III, che avealo conosciuto in Roma, poichè fu eletto