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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/368

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a33o libro che T idea che di quell1 opera ci dà il medesimo Fausto, cel rappresenti pazzo anzi che eretico. Il medesimo autore afferma che il Fausto fu anche pubblico professore di belle lettere in Udine (ivi, p. 366), ma non ci dice nè quando , ne per quanto tempo. E io pure non posso accertare nè fino a qual anno continuasse a vivere, ne ove morisse. Alle molte opere da lui composte, che già abbiamo accennate, più altre ancora si possono aggiugnere , come il libro Dell’Istruire un figlio d’un Principe dai x fino agli anni della descrizione; Il Gentilhuomo, opera da lui non compita (l. cit. p. 253 , ec.), il trattato Delle Nozze, in cui spiega i costumi in esse da tutti i popoli usati, e quel Degli Augurj, oltre la traduzione delle Lettere famigliari di Cicerone, e più altre versioni o dal latino , o dal greco, di cui non giova il far distinta menzione. Io accennerò solamente che degne sono d1 esser lette le riflessioni che fa Apostolo Zeno (l. cit. p. 26) per difendere il Fausto dalle tacce di plagiario , nel pubbicare la sua versione della Sforziade del Simonetta, e da quella d’impostore nello spacciar come scritta da Pietro Geraldo, scrittore contemporaneo, la Vita del celebre Ezzelino da Romano. Il Zeno sembra talvolta dolersi che alcuni abbian di troppo depresso e malmenato il Fausto, il quale per altro, dice egli, non è tale, che manchi di merito; alcune delle tante sue opere si sostengono ancora in riputazione. Non può negarsi però, che se le opere del Fausto non son senza i lor pregi, questi vengon non poco diminuiti e dall’arro-