Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/408

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23^0 unno dal Vasari (t. 4 > p $339) e dall’abate Bettinelli (Delle lettere ed arti mantov. p. 131,) i quali ragionano ancora di più altre fabbriche da Giulio disegnate in Mantova ed altrove, e di molte pitture che se ne conservano. Quella città fu per lui e abbellita in più parti, e difesa contro gli allagamenti, a’ quali era spesso soggetta; e col cambiare il livello delle strade non meno che delle case, le preservò da’ pericoli ond’erano minacciate. Morto nel i5 {o il duca Federigo, Giulio trovò nel cardinale Ercole reggente di quello Stato un ugualmente benefico mecenate. Ei fu ancora assai caro a D. Ferrante Gonzaga, e io ho alcune lettere da Giulio a lui scritte, nelle quali parla di certi lavori d’argento, di cui D. Ferrante aveagli ordinato di dare il disegno. Egli morì in Mantova in età di cinquantaquattro anni, nel 1546, in fama di uno de’ più ingegnosi architetti e de’ più celebri dipintori, in ciò cbe è forza di fantasia e ardir di pennello, che in quel secol vivessero, benchè, come avverte il Vasari (l.citi p. 332), si possa affermare che Giulio espresse sempre meglio i suoi concetti ne’ disegni, che nell’operare o nelle pitture , vedendosi in quelli più: vivacità, fierezza , ed affetto; e ciò potette forse avvenire, perchè un disegno lo faceva in un’ora , tutto fiero e acceso nell’opera, dove nelle pitture consumava i mesi e gli anni; onde venendogli a fastidio, e mancando quel vivo e ardente amore, che si ha , quando si comincia alcuna cosa, non è maraviglia, se non dava loro quell’intera perfezione, che si vede ne’ suoi disegni.