Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/409

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TERZO 23"! V. Del Buonarroti ancora io dirò assai in breve> poichè, oltre la lunga Vita che ne ha scritta Ascanio Condivi, e quella non men diffusa che llP)|p sue opere ne ha inserito il Vasari (t. 6, p 131, ec.), e ciò che ne han detto mille altri scrittori, il co. Mazzucchelli ne ha dato ancora un compendio, breve in confronto alle Vite già mentovate, ma pure assai esteso (Scritt. ital t. 2 , par. 4, p. 2343 , ec.). Pochi uomini ha la natura prodotti che a Michelagnolo si possano paragonare. La fabbrica di S. Pietro, alla quale ei soprastette per lo spazio di diciassette anni, la sepoltura di Giulio II e la statua celebre di Mosè, che ne è uno de’ principali ornamenti, e la sì celebrata pittura dell’universale Giudizio della cappella di Sisto, saranno alla più tarda posterità una durevole testimonianza del singolar valore di Michelagnolo in ciascheduna delle tre arti; nè troverassi forse alcun altro che in tutte fosse , com’egli, eccellente, per modo che rimanesse dubbioso in qual maggiormente si segnalasse. Tutti i romani poni elìci da Giulio II sino a Pio IV (se se ne tragga Adriano VI che poco curava le belle arti) profusero a gara sopra di Michelagnolo le loro beneficenze. Cosimo de’ Medici cercò più volte con ampissime offerte di averlo a’ suoi servigi, perchè tutto si occupasse in abbellire Firenze, ove già ne’ primi suoi anni avea date diverse pruove del suo valore. Alfonso I duca di Ferrara si mostrò pronto a contargli dodicimila scudi, se volesse con lui trattenersi. La Repubblica di Venezia gli fece offerire l’annuo stipendio di 600 scudi, Tiraboschi, Voi. XIII. 26