Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/88

Da Wikisource.

ao5o libro (legno ancora di lode sembra al Giraldi qnej. l’Andrea Saraco, di cui abbiam ragionato tra gli storici milanesi, e par che egli il nomini solo per far menzione di Battista Saraco, ch era allora in Ferrara segretario del duca, e soprastante all’archivio, di cui dice che frale gravi cure de’ suoi impieghi godeva talvolta di sollevarsi, o scrivendo suoi versi, o udendo gli altrui. Di Marcello Palingenio diremo tra gli scrittori di poemi morali; e tra quelli dell’arte poetica daremo luogo a Giulio Cesare.Scaligero, amendue nominati qui dal Giraldi, il quale ancora accenna, ma non con gran lode, la Storia del Vecchio e del Nuovo Testamento stesa in versi da Giammaria Velmazio francescano da Bagnacavallo, di cui innoltre nella Laurenziana si han quattro libri in versi eroici in lode dell'Italia, dedicati al duca Cosimo I (Catal. Codd. mss. BibL Laurent t. 2, p. 199)*, e le Poesie di un certo Tommaso Scaurano; e quelle, che gli sembran più degne d’encomj, di Scipione Baldi, o piuttosto Balbi, dal Finale di Modena, di cui dice (p. 570) che molto talento sortito avea per la poesia, e che molte cose avea già pubblicate, molte ancora ne sopprimeva. Più stesamente ragiona di questo poeta il conte. Mazzucchelli, che tutte ne annovera le poesie venute alla luce (Scritt. ital. t. 2, par. 1, p. 90) (a). severo sia il giudizio che nc ha dato il Giraldi (Hist. jicad. Pis. t. 1, p. 274. ec.). ta) Assai più copiose notizie di Scipione Balbi mi è poscia avvenuto di ritrovare, ed esse si posson vedere or pubblicate nella Biblioteca modenese (t. 1, p. 143, ec.).