Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/184

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LIBTVO lo costrinse ft depome l’abito, ma poscia ottenne di ripigliarlo. Ne’ primi anni visse così spregiato, che tutti i più vili impieghi del suo convento erano assegnati allo Scacchi. Ottenne finalmente di essere mandato agli studi a Iti— mini , e poscia a Roma; e credendo che 1 università d* Alcalà fosse la madre di tutte le scienze, impetrò di potersi colà trasferire. Salito su una nave senza denaro, gli convenne, per vivere, servir da cuoco a’ passeggieri, e giunto così a grande stento in Ispagna, cambiò le stoviglie co’ libri, e per sette anni applicossi con sommo studio alla filosofia e alla teologia, e diede pubblici saggi del molto suo ingegno. Tornato in Italia, si diè allo studio delle lingue; e nell’ebraica e più tardi ancor nella greca si avanzò molto. Nel 1609 pubblicò in Venezia una nuova edizion della Bibbia unendo alla Volgata la version del Pagnino, T antica Romana , e quella della Parafrasi Caldaica. E in tanta stima salì presso quella Repubblica , che morto f Paolo , fu invitato a succedergli nell1 impiego di teologo, cui però egli non volle accettare.Così si narra dall’Eritreo. Io confesso però, che questo racconto mi si rende dubbioso al riflettere che a f Paolo sottentrò il celebre F. Fulgenzio Micanzio compagno ed allievo di esso, e già da più anni sì accetto alla Repubblica, che parmi troppo difficile ch’essa pensasse ad alììdar quell" impiego ad un altro. E due altre particolarità io leggo nell’elogio dell’Eritreo, che non mi sembrano conformi al vero. La prima è che dal senato di Bologna ei fosse destinato a finir