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390 LIBRO
uno de1 primi saggi ch’in età giovanile ei diede
del suo talento per questa sorta di studi. Ei ne
osservò le oscillazioni sempre uguali; vide l’uso
che potea farsene nella medicina per conoscere
il polso; appiccollo poscia a misurare le altezze; e finalmente ideò di usarne per gli orologi;
come si è poc’anzi mostrato. La statica fu parimente da lui felicemente illustrata; e quel general principio di essa, che per muovere un
peso richiedesi una forza maggior del peso, o,
s’ella è minore, richiedesi che il mancamento
della forza sia compensato dalla velocità; questo principio, dico, che, come osserva 1’abate
Andres (p. 80), credesi comunemente trovato
dall’inglese Desaguliers, è chiaramente espresso
e spiegato dal Galileo, il quale pure ingegnosamente ne trae la spiegazione di molti particolari movimenti, e delle leve e della vite ragiona molto accuratamente. La resistenza de’
solidi e la forza della percossa occuparono esse
pure l’acuto ingegno del Galileo; e benchè i
più recenti filosofi abbiano accresciute e perfezionate le cognizioni ch’egli su queste materie
ci ha date, tutti però ne hanno seguite le vestigia, e su’ fondamenti da lui gittati hanno
innalzato il loro edificio. Nel Trattato intorno
alle cose che stanno in sull’acqua, o che in
quella si muovono, in quello della Bilancetta
idrostatica, e in altri passi delle sue opere
veggonsi da lui egregiamente e sottilmente spiegati i principii dell’idrostatica; e fra le altre
cose ei rigetta il principio de’ Peripatetici, che
la diversità della figura ne’ corpi sia la cagione
o dell’andare essi a fondo dell’acqua, o del