Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/342

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33o LIBRO e abbiamo su ciò più opere di Onorio Lunghi milanese, di Cesare Domenichi romano, di Filippo Maria Bonini, di Cosimo Ferdinando Muti, di Agostino Martinelli, di Cornelio Meyer. Altri finalmente trattarono in generale delle direzioni e de’ ripari de’ fiumi, come Onofrio Castelli, Giambattista Barattieri, Domenico Capra, Carlo Fontana. E nel numero di questi scrittori dee riporsi anche il dottissimo Viviani, di cui però ci riserbiamo a parlare, ove diremo degli scrittori di matematica. XXIX. Non meno che la statica e la meccanica, dee in gran parte all’Italia i suoi felici progressi, che in questo secolo fece, l’astronomia. Le grandi scoperte del Galileo furono come segnale che invitò gl’ingegni italiani a imitarne l’esempio, e ad innoltrarsi con franco passo ne’ nuovi regni, nè quali egli avea osato prima d’ogni altro di mettere il piede. Don Vincenzo Renieri monaco olivetano, di patria genovese, fu uno de’ più fidi discepoli di quel grande uomo. Avea egli in addietro coltivata la poesia, e dapprima nel 1628 avea pubblicato in Macerata un poema latino sulla distruzione di Gerusalemme , poscia in Genova nel 1635 una favola boschereccia italiana intitolata L’Adone; ed io ho osservato che nel titolo della prima opera ei si dice Monaco Olivetano, nella seconda si dice semplicemente Vincenzo Renieri, anzi nelle approvazioni egli è detto il sig. Vincenzo Renieri. E forse egli volle allora comparire in pubblico come secolare, parendogli che ad un religioso non convenisse lo scrivere su quell’argomento. Si volse poscia con più