Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/343

Da Wikisource.

SECONDO 33I nini uro consiglio all’astronomia, e si diè scolaro, come ho detto, al Galileo, il quale, come narra il Viviani nella Vita di esso, quando sulla fine del 1637 perdette la vista, a lui consegnò tutte le sue osservazioni sulle stelle medicee, acciocchè ne formasse le tavole e l’efemeridi , che doveansi poscia mandare agli Stali d1 Ollanda pel fine da noi accennato poc’anzi, il P. Renieri continuò sulla scorta degl’insegnamenti del suo maestro a far nuove osservazioni; e della sua diligenza nel farle, e del suo ingegno nel dedurne le conseguenze, è pruova una lettera da lui scritta da Genova nel 1640 al principe Leopoldo, in cui gliene comunica alcune. In essa egli spiega il suo desiderio di avere una cattedra in Pisa: Questa «, serenissimo signore, un opera altrettanto degna, quanto fastidiosa; e il dovere seguitare molte notti senza mai chiuder occhio, siccome, bene spesso mi è succeduto ne’ due anni passati, toglie i migliori giorni della vita , e mi sforza ad andar con piede un poco più lento. Se mi fusse succeduto d ottenere la cattedra di Pisa, con l’ozio che non ha chi è, come son io , soggetto al coro e ad altri esercizii della religione, avrei sperato di terminare con più prestezza V impresa ormai vicina al suo fine: non dispero però del buon esito, ed alla protezione di V. A. S. la raccomando, sicuro che l’utilità che per la correzione delle Longitudini è per trarne tutto il mondo, ha bisogno dell’appoggio di personaggio che abbia quell’affetto e cognizione, di queste, scienze, che in altri che nella sua sereni ss. Casa non riconosco; e tanto.basta circa