Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/348

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XXXI. Elogio di Giandomenico Cuimi. 33f> LIBRO din iazion della luce, ch’egli in primo osservò, e con replicate sperienze illustratala, ne diede la spiegazione nel suo trattato De lumine, coloribus et iride, stampato, poichè egli fu morto, nel i 665 (Montitela, t. 1 , p. (603). Egli osservò ancora la dilatazione dei raggi solari nel prisma. benchè non giugnesse a spiegarne la diversa refrangibilità. E qui ci sia lecito di accennare il libro di Marcantonio de Dominis (autore. di cui abbiamo nel precedente capo trattato) De radiis visus et lucis, stampato in Venezia nel 1611. Alcuni gli danno il vanto di essere stato il primo a spiegare, secondo le giuste leggi dell’ottica , l’arcobaleno; vogliono che da lui togliesse il Cartesio la spiegazione dello stesso fenomeno, solo migliorandola alquanto , e citano in loro favore il Newton che questa gloria concede al citato scrittore (Opt. l. 1 , pars 2, prop. 9). Ma io darò qui una pi uova della mia imparzialità, confessando sinceramente che, dopo il diligente esame che di questo libro ha fatto il dottissimo ab. Boscovich (in Not. ad Noceti Poem. de Irid. not. 26), parmi evidentemente conchiuso che il de Dominis cominciasse bensì ad aprire la via alla spiegazione di quel fenomeno, ma che fosse ben lungi dal giunger dove poscia arrivò il Cartesio, e più di lui il Newton, e che anzi in quel libro cadesse in non pochi errori, i quali il mostran poco versato nella fisica e nella matematica. XXXI. Non bastava alfonor dell1 Italia l’aver dato al mondo nel Galileo il primo fondatore e padre della moderna astronomia. Da essa