Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/393

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SECONDO 38I XLVI. Al tempo medesimo in cui la filosofia veniva dagli ingegni italiani sì felicemente illustrala , nulla meno lieti erano i progressi die tra noi facevano le matematiche pure. E qui ancora in vece di fare una lunga e noiosa serie di quegli scrittori clic altro non fecero che copiare e ripetere ciò che da altri già si era detto. io mi occuperò solamente in ragionare di quelli a’ quali per qualche loro particolare scoperta deesi il glorioso titolo d’Inventori. E il primo che ci viene innanzi, è Biionavenlura Cavalieri, autore del Metodo degl’ ludivisibili, lo non ho veduta la Vita che ne ha scritta (supposto però, ma non provato da amendue questi autori) per cui nel mese di marzo l’anno 1686 negli Atti di Lipsia pag. 161 principiò a dubitare della misura delle forze vive dai Cartesiani e comunemente da tutti i filosofi abbracciata. Onde apparisce manifestamente che non fu il Leibnizio il primo, come finora da tutti fu giudicato, a vacillare sopra un principio creduto inalterabile , per cui poi si rese tanto famosa nel mondo letterato la quistione delle forze vive; ma fu nove anni almeno prima dal nostro giovane italiano filosofo prevenuto. Egli osserva però, che il non essersi allor trovato per anche il metodo degl’infinitesimi, non permise al Ciassi finnol trarsi nelle sue scoperte, quanto avrebbe potuto, e il! fece ancora cadere in qualche errore. Ma ciò non ostante non è picciola lode di esso che in età di 23 anni al più ei potesse giugner tant’oltre, e prevenire il Leibnizio in questa sì importante scoperta. Nè ’ perciò vuol egli che al gran Leibn zio si apponga la taccia di plagiario, essendo troppo verisimile ch’ei non avesse cognizione di questo opuscolo, e non potendo in alcun modo sospettarsi che un sì grand’uomo volesse arricchirsi! delle altrui spoglie: ma solo che diasi la dovuta lode all’italiano filosofo che finora ne era stalo ingiustamente privato.