Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/472

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46° libro presente alle sue dimostrazioni anatomiche; e pruova ancora più bella della stima c dell alletto che per lui avea quell ottimo principe, egli ebbe, quando essendo caduto gravemente infermo, il gran duca , venuto a Pisa, mandò tosto al Bellini a significargli il dispiacere che ne provava, e a recargli una somma notabile di denaro; ordinò a’ suoi proprii medici di assistergli di continuo e di somministrargli a sue spese tutto ciò di che abbisognasse, e mostrossi sempre amorevolmente sollecito del ristabilimento di un uomo a lui sì caro. Ciò non ostante, non era il Bellini contento di quel soggiorno. L’invidia con cui si soglion rimirare gli uomini che si sollevano sopra il volgo, e che si allontanano da’ battuti sentieri, e una certa sua naturale severità congiunta a una cotal franchezza nel palesare i suoi sentimenti, rendevanlo odioso a molti, e fra gli altri al presidente di quella università; e delle persecuzioni che ei soffriva , ei ragiona in una lettera al principe Leopoldo, scritta nel marzo del 1673 Lettere ined. t. 1, p. 243, ec.). Ma la protezione di questo principe e del gran duca Cosimo III, succeduto frattanto a Ferdinando II, tenne fermo il Bellini in quella università; e nel 1683, essendo egli stato colla promessa d’ampio stipendio invitato a quella di Padova, per opera singolarmente del Redi, ricusò di partire da Pisa. Nel 1691 il gran duca chiamollo a Firenze, e il nominò suo medico, e con lui fece nell’anno stesso il viaggio di Loreto. Fu per qualche anno accettissimo a questo principe; ma gl’invidiosi e i