Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/50

Da Wikisource.

IX. Ponltt* fl promoloti de’ Imoai (ludi. 38 LIBRO IX. Rimane a dire de’ sommi pontefici; e io confesso sinceramente che non parmi di ravvisare tra quelli i quali nel corso di questo secolo furono a quella suprema dignità innalzati , alcuno che paragonar si possa, in ciò clic è munificenza e liberalità a favor delle lettere, a un Leone X, a un Paolo III, a un Marcello II, a un Gregorio XIII. Non furon nondimeno prive di protezione le scienze, e molti tra’ pontefici di questa età son meritevoli di essere rammentati con lode nella Storia dell1 italiana Letteratura. Di Paolo V non abbiamo gran monumenti che cel dimostrino mecenate de’ dotti; anzi parve a taluno che poco conto ei facesse delle lettere e degli studiosi (V. Lettere ined. d Uom. ili. Fir. 1783, t 1, p. 55). Ma pochi furon tra’ papi che tanto abbellissero Roma, quanto egli fece, o col rinnovare le antiche fabbriche, o col continuare le già cominciate (fra le altre la Vaticana, che sotto il pontificato di esso fu notabilmente avanzata), o col fabbricarne di nuovo; e ne son prova le moltissime iscrizioni che tuttor veggonsi in molte parti di Roma, e che sono state raccolte dal Ciaconio e dall’Oldoino (Vitæ rom. Pontif, t. p- 393). Molto da Gregorio XV poteansi aspettare gli studi, perciocchè aveali coltivati studiosamente, e sopra tutto era avuto in conto di profondo giureconsulto. Ma egli fu eletto pontefice, quando omai contava 70 anni dell’Architetto Aleotti che ne diede il disegno, vegga si ciò che più di recente ha scritto il eh. P. Alio (fila di Preposi ano Gonzaga, p. 110).