Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/510

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IV. Sue »jx*rc. 49^ ’ LIBRO contro di esso, il Gravina mostrò dapprima di non curarle; ma poscia non potendo frenar lo sdegno, prese a scrivere alcune invettive e alcuni jambi contro il suo avversario} ma vide egli stesso che le armi non erano uguali, e si astenne dal pubblicarle. Nel 16^)8 fu nominato professore di diritto civile nella Sapienza} e cinque anni dopo passò alla cattedra del diritto canonico, e poco appresso alla spiegazion del Decreto. Il metodo da lui tenuto nell1 insegnar dalla cattedra fu conforme all1 idea che si era formata di questo studio. Fuggiva le inutili dispute sul senso delle parole, e le scolastiche speculazioni, con cui la più parte dei giureconsulti aveano ingombrata questa poco felice scienza. Ma invece penetrando entro lo spirito delle Leggi, ne illustrava la teoria colle osservazioni tratte dagli antichi scrittori e co’ lumi di una esatta critica e di una vastissima erudizione. Pareva che questo metodo dovesse esser sorgente di grandi applausi al Gravina, e condurre a lui gran numero di uditori. Ma o fosse che il faticoso studio che richiedeva un tal metodo, atterrisse gli scolari, o fosse c he l’altera e orgogliosa indole del maestro ne alienasse gli animi, o fosse anche che i raggiri de’ suoi nimici ne allontanassero molti, ei non ebbe uditorio molto frequente, nè vide le sue lezioni accolte con quell1 applauso che loro era dovuto. IV. Più felice successo ebber le opere da lui pubblicate} e io non parlerò qui nè di varii opuscoli, nè di molte orazioni di diverso argomento , che non son quelle a cui il Gravina