Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/539

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AL CAPO II DEL LIBRO li 02^ ala c|)c r opera di esso non era nota che a pochi dotti. Vedevano che il Galileo con ingegnose dimostrazioni sforzavasi di stabilire il sistema copernicano; ma vedevano insieme che la massima parte de’ filosofi di quei tempi non se ne mostrava convinta. Nè pareva perciò l’opinione del Galileo certa ed evidente per modo, che dovesse permettersi, almeno pubblicamente, il dare altro senso alle parole del sacro testo da quel ch’esse sembravano manifestare. Per altra parte il Galileo faceva tanto pubblicamente sonare l’opinion sua , eli’ essa era omai nella bocca di tutti, nè potè vasi dissimulare che molti de’ più dotti filosofi e teologi ne rimanevano scandalizzati, e che rimiravano il Galileo come novatore pericoloso, perchè ardisse egli il primo, e quasi egli solo, di opporsi in sì solenne maniera al senso letterale della sacra Scrittura. E pareva loro perciò, che non si dovesse permettere all’arbitrio di un solo il dare al sacro testo altra spiegazione da quella che data erasi fino allora. Queste furono le ragioni che determinarono i consultori romani alla prima condanna del sistema copernicano, che è riportata nel secondo decreto che fecesi poscia 16 anni più tardi. Niun processo fu allora fatto contro del Galileo , e a niuna pena si venne contro di lui. Furon proibite due delle proposizioni del Galileo , cioè quella che il Sole fosse nel centro del mondo , e non avesse movimento locale , la qual fu condannata come eretica, perchè contraria alla sacra Scrittura; e quella che la Terra non era centro del mondo , e eh’essa