Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/126

Da Wikisource.

05o li uno lì-l’.’.rdi- Colle grandi e magnifiche idee de’ romani «.i Kr.iT.go pontefici parve c!ie gareggiar volesse il Cardinal Federigo Borromeo. Noi abbiam già veduto che questo gran cardinale nel fondare la biblioteca Ambrosiana vi aggiunse una stamperia di lingue orientali, che condusse a Milano maestri delle lingue ebraica, persiana ed armena, e che cercò ancora, ma inutilmente, un maestro della lingua abissina. Benchè le premure del Cardinal Federigo non avessero tutto quell’ampio effetto che alla grandezza del suo animo era corrispondente, non rimaser però senza frutto, e due degli alunni da lui formati, amendue milanesi, promosser non poco lo studio delle lingue orientali. Il primo fu Antonio Giggeo della Congregazione degli Obblati, e uno de’ dottori del Collegio Ambrosiano. Fin dal 1620 avea ei pubblicati da sè tradotti in latino i Comenti del rabbin Salomone, di Aben Esra, e di Levi Gersom su’ proverbii di Salomone. Ma opera assai più gloriosa al suo autore fu il gran Vocabolario arabico in quattro tomi, stampato in Milano nel i63a, che è il piò ampio che abbiasi in quella lingua, e che ben mostra quanto in essa fosse versato il Giggeo. Egli scrisse ancora una Gramatica delle lingue caldaica e targumica, che conservasi ms. in Milano (V. Argel. Bibl. Script, mediol. t. 1, pars 2, p. 685). La fama sparsa del molto saper del Giggeo nelle lingue orientali giunse al pontefice Urbano VIII, che bramò di avere un uomo sì dotto in Roma per illustrarne il collegio De Propaganda’ , e il Giggeo chiamato dal papa, già era sul partir da Milano, quando fu dalla