Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/213

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TERZO 737 J ho re 2:\ si debba levare di su il suo Stato: la causa non si sà. Quindi soggiugne che il dì seguente a 12 ore egli partì, rimanendo in Modena i conti Antonio e Prospero di lui fratelli con una loro zia. Aggiugne che si diceva che la cagione di questa sua disgrazia fosse il matrimonio da lui contratto colla suddetta Laura in modo e con circostanze tali, che avevano irritato Y animo del duca f sicché invece di mandarlo, come avea destinato, suo ministro in Francia, mandollo in esilio. Lo stesso storico fa qui un breve compendio della storia di questa famiglia , e oltre le cose da noi notate, dice che il conte Pietro padre di Guidubaldo si era renduto odioso nel ducato di Urbino per le gravezze che avea fatte imporre a que’ popoli; che fu poi costretto a fuggire, perchè fu accusato di avere avuta parte in una congiura contro il duca Francesco Maria, e che tutti i beni gli furono confiscati; che in Novellara avendo egli tentato di unire un de’ suoi figli in matrimonio con una nipote del conte Cammillo Gonzaga, questi gli ordinò di partire nel termine di 24 ore; che allora tutti vennero a Modena, ove poscia il conte Pietro morì. e i figli passarono a Ferrara al servigio del duca Alfonso II, e quindi col duca Cesare si erano trasferiti a Modena; e conchiude ch’era gran danno che il conte Guidubaldo fosse caduto in tal fallo , per essere giovane dottissimo, et bellissimo dicitore, portando però con lui la sua parte dell’ambizione. Indi sotto a’ 30 del detto mese racconta che il conte Guidubaldo erasi ritirato a Ferrara, e narra più