Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/257

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TERZO 781 all’universale entusiasmo con cui l’Italia correva perduta dietro alle metafore e a’ contrapposti. Anzi da una lettera del Cardinal Noris, scritta al Migliabecchi da Pisa nel 1677, mentre egli era in quell’università professore, e vi predicava il P. Segneri, si raccoglie che questi ne’ primi anni erasi mostrato anche più indulgente a’ vizii del suo tempo, e che poi erasene egli stesso emendato: Il Serenissimo Gran Duca, scrive egli (Cl. Venet Epist. ad Magliab), t. 1, p. 102), è sempre stato a sentire il P. Segneri, e nel ritorno si dice siasi per lo stesso effetto per fermarsi qui qualche giorno. Predica tutta roba sacra con stringere con argomenti, ma senza amplificazioni o abbellimenti da esso già usati, quando lo sentii predicare in Roma. È fama che non ostante 1 applauso con cui veniva udito da’ dotti, egli avesse comunemente scarso numero di uditori; e ciò per la ragione stessa per cui abbiamo poc’anzi veduto che non ostante la disapprovazione de’ saggi, alcuni de’ più cattivi oratori aveano sempre uno sterminato concorso. Benchè, riguardo al P. Segneri, dovea probabilmente concorrere a sminuirgli gli uditori il suo poco infelice talento esteriore , cagionato principalmente dalla sordità , da cui in età ancor fresca cominciò ad essere travagliato. Un moderno scrittore ha voluto trovar difetti nello stile del P. Segneri , ed ha avuto il coraggio di riformarne qualche tratto, ritenendone la sostanza, ma sponendola in quello stile spossato e languido di cui molto si compiaceva. Ma egli non ne ha tratto altro frutto, che di vedersi solennemente deriso, ed