Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/397

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931 Checche sia ili ciò, questa cautela ha ritardata per ben quindici giorni la mia risposta. In essa non troverà il Tirabosclii quella confessione eli’ egli dice essere l’unica che da me possa farsi: cioè , che il soverchio amor della patria ni abbia ac ciccato, c ni abbia fatto leggere nella sua Storia ciò che niun altro vi ha letto , e non mi ha permesso di leggervi ciò che gli altri tutti vi leggono (lett: p. 20). Mi persuado che chiunque letta abbia con attenzione questa risposta, non può a meno di non vedere quanto sarebbe non men falsa che importuna una cotal confessione. Io so bene che l’amor della patria può acciecarci in maniera che ci crediamo di trovar lodi fin dove non ci sono, e non vediamo i biasimi dove ci sono chiaramente; non già all’opposto. Non posso in questo luogo dissimulare il gravissimo torto fattomi dal detto abate col dire che forse colle solite arti farò inserire in qualche prezzolato foglio periodico riflessioni e critiche sulla sua lettera pag. 20). Queste arti, sig. abate stimatissimo, non sono solite usarsi nè da me, nè da nessun altro degli Spaglinoli; e ne è buon testimonio l’Italia. Sono già undici anni da che in essa soggiorna una numerosa colonia di Spagnuoli, i quali con non poca loro mortificazione leggono nella Storia letteraria d1 Italia le più ingiuste censure tardi ne giunger colà le copie. Proccurerò che ora Y abate Lampillas non abhia a dolersi di tal tardanza, uè ad interpretare, secondo il suo costume , le mie iutenzioni.