Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/41

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TERZO ’ 565 vescovo di Padova Marco Cornaro, e vi stette due anni, e tornato poi a Padova, fu confessore di monache, e parroco della chiesa di S. Lorenzo, e finì di vivere nel 1631 in età di scssanl1 anni (*). Nondimeno le monache e i suoi parrocchiani gli permisero non solo di radunarsi in casa un bel musco di antichità, uia ancor di scrivere molti trattati. Quello de’ Servi è un de’ migliori in tal genere, benchè secondo il costume del secolo sia molto diffuso. Le antichità egiziane ancora furono da lui rischiarate così nella sua opera su’ Geroglifici, come nella spiegazione della famosa Tavola Isiaca. Nè egli trascurò quelle della sua patria, delle quali trattò in tre lettere latine al senator Domenico Molino , nelle sue Origini di Padova e nel suo Antenore, opere nelle quali ei diede a conoscere la buona critica di cui era fornito , rigettando come supposti e favolosi parecchi scrittori, e confutando certe tradizioni popolari prive di fondamento. Ma la sua critica diè occasione, come spesso avviene, al Pignoria di sostener lunga contesa, singolarmente per cagion della patria di Giulio Paolo celebre giureconsulto, di cui egli ardì di porre in dubbio se fosse padovano, come crasi finallora creduto; e il principale dei suoi nemici fu il Portenari, di cui diremo più sotto. La serie degli opuscoli dall1 una parte e dall’altra (*) 11 Pignoria quando fini di vivere, non era p.ù parroco di S. Lorenzo in Padova, ina canonico c penilenzier «li Trevigi, onore ottenutogli dal cordine! Francesco linifici!m il vecchio, splendido proiettar de’ dotti.