Pagina:Toaldo - Del conduttore elettrico posto nel campanile di S. Marco in Venezia, 1776.djvu/24

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giù il fulmine per la facciata orientale, già soggetta a questi disastri, lasciando quà e là segni di frattura: segnatamente ruppe una pietra tra le altre che sporgevano sopra la finestra della camera della polvere; nè nella finestra, o nella contigua porta v’era altra difesa che di tavole vecchie e sdruscite; e pure non vi fu accensione. Il fatto può ancora esser attestato dal vecchio munizioniere Signor Cesare Sartori, che veduto il lampo, inteso lo scoppio, sentito l’odore, accorse tosto alla camera, nè vi trovò altro male. Dunque, o non v’è questa atmosfera di effluvj, dissipati probabilmente dall’agitazione dell’aria, o più tosto non è tanto infiammabile quanto può sembrare, forse perchè il carbone, corpo fisso, esala meno.

Ma in quarto luogo, cosa di più si può ricercare del recente caso arrivato alla torricella nell’Isola di S. Secondo nell’aurora delli 11. Giugno dello scorso anno 1775? Vi scoppiò il fulmine, entrò nel magazzino, vi staccò tavole, rovesciò casse di polvere, e pure, cosa in vero miracolosa, non appiccò fuoco. Conviene dire da un canto, che questo effluvio non sia tanto infiammabile, e dall’altro che il fuoco del fulmine, il quale talora in un momento accende un solidissimo vasto tetto di legname, cammini talvolta così vibrato ed unito, che se non dà direttamente, e come di punta, non metta fiamma ne’ corpi, per quanto siano facili ad ardere.

Ma ecco appunto da questo caso la opposta difficoltà promossa dall’altro onorato Uffiziale, particolarmente


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