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46 P. I. Cap. III. Anno campestre.

verità eternamente verificata dall’esperienza: poichè è chiaro, che non tanto dalla terra, dai lavori, dagl’ingrassi, dipende la felice vegetazione ed il successo dell’agricoltura; ma più tosto dalla giusta temperatura delle stagioni, dalla costituzione dell’atmosfera, dal calore, dall’umidità, dalla distribuzione delle pioggie, in certe circostanze, in certi mesi, dalla forza, direzione, e durata de’ venti ec. Il Sig. Targioni nel suo utilissimo Libro della Alimurgia; il Sig. Du Hamel nelle sue osservazioni Botanico-meteorologiche, che sono nei volumi dell’Accademia delle scienze di Parigi, ed in altre sue opere; la Società Economica di Berna nelle sue Memorie, ci forniscono delle prove abbondanti a questo proposito.

63. Si può dir in generale, che un’annata è buona, quando l’inverno fa freddo grande, con abbondanza di nevi, ed anche asciutto; la primavera arriva di buon’ora, con benigne pioggie e venti dolci; l’estate fa caldo, interrotto da pioggie opportune, l’Autunno in fine è temperato, inclinando più all’ asciutto che all’umido1.

64. All’opposto, se l’inverno sarà umido e tepido, la primavera umida fredda tardiva con brine e nebbie, l’estate fresca e secca, l’autunno piovoso e umido, la ricolta sarà cattiva. Il Sig. Du Hamel tra gli altri ci dà molti esempi per verificare queste condizioni. La ricolta del formento nel 1740. fu povera, perchè 1° il grano seminato in parte s’è perduto nella terra troppo molle, 2° molto n’è mor-


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  1. I Fiorentini esprimono proverbialmente le condizioni del buon anno: il gran freddo di gennajo: il mal tempo di febbrajo; il vento di marzo; le dolci acque d’aprile; le guazze di maggio; il buon mieter di giugno; il buon batter di luglio; le tre acque di agosto; con buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone. Targioni pag. 19.