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48 P. I. Cap. III. Delle semine.

de meglio dalle brinate, dalla ruggine, dalla mellata; 5 ° matura più presto, e schiva più i pericoli della gragnuola. Tutto all’opposto è minacciato alla semine tardive, se non per qualche accidente da non attendersi.

67. Non si deve seminar mai in terra bagnata, dove il grano resta sepolto, e non leva mezzo; in oltre s’impetrisce la terra. Non ostante v’è un proverbio che dice, che le più belle semine son quelle che si fanno col sacco in capo: Ciò vuol dire, che essendo la terra ben polverizzata, se, mentre si ara, sopravviene una nebbia umida, una rugiada, che non bagna se non la polvere, il grano s’attaccherà tosto, ed oltre non esser mangiato dagli uccelli germoglierà prontamente.

68. Fatte le semine, è da desiderare delle discrete pioggie in ottobre, e in novembre. Dico discrete, poichè se fossero eccessive, annegherebbero le biade, fisserebbero la terra, i seminati marcirebbero, o sarebbero mangiati da’ vermi, o crescerebbero troppo in erba, rischiando anche di annebbiarsi, o montando in gamba di perir per il gelo. Anche il secco dopo la semina è cattivo, poichè il grano, o non nasce, o non fa radici, o non tallisce, nè si fortifica, come dovrebbe.

§. III. Dell’Inverno.

69. L’inverno è il riposo della terra, il sonno delle piante. Intanto che la vegetazione resta sospesa, o molto rallentata, i succhi si preparano e si digeriscono in terra; per ciò si desidera un inverno freddo e asciutto, o anche burrascoso con abbondanza di neve e di ghiacci, come s’è detto. Se i geli non sono strani per uccider le piante, ciò che è raro, non v’è a temere per le radici delle biade, se per disgrazia non si trovano a scoperto. In Svezia


anno