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PREFAZIONE. xi

altro tempo anche meno rimoto, quando gli Uomini, non pensando seriamente a nulla, scorrendo leggermente sopra gli oggetti più gravi (parlo delle scienze), molto volentieri anche ridendone, raggirandosi ansanti per sempre nuovi fantasmi, senza ben sapere quello, che cercassero, tutto credendo facile, per tutto abbracciare, nulla in fine stringevano. Non vorrei, che in questo carattere si riconoscesse il secolo nostro, in cui, se col fregare per tutto, alcuno fortunatamente s’è abbattuto in qualche nuova scoperta, d’altra parte per il prurito dell’Enciclopedia, diffuso o promosso da tanti dizionarj, a forza di voler tutti saper tutto, qualche malizioso può dire, che non si sa nulla di bene, il che, eccettuati pochi, in generale non è che di troppo vero: ed in tanto si è perduto quel profondo sapere che sopra i rami particolari delle scienze fissamente meditando i maggiori nostri acquistavano. Senza decider questo, certamente effetto dell’umana leggerezza è che solamente dopo di aver fatto, come un pendolo, moltissime oscillazioni da una parte e dall’altra, si riducono gli Uomini stentatamente, o non mai, al discreto, giusto, e vero mezzo delle cose.

Per una simil serie di difficoltà, e di vicende generali e particolari, passò quella una volta tanto celebre Astrologia divinatrice; di cui volendo io dire una parola, non vorrei da troppo alto aver prese a ragionare: ma queste due cose credo verissime: una, che quest’arte in buon senso potrebbe esser portata ad un sistema e grado di perfezione utile, come in parte risulterà dal seguente Trattato; l’altra, che per la perpetua illusione e originale indiscrezione degli uomini, ella subì in varj tempi le vicende ingiuste degli estremi viziosi. Poichè una volta coltivata, esaltata, ammirara fino alla superstizione, considerandosi quasi arte necessaria (Quem tanquam necessarissimum habere omnino volumus, dice parlando dell’Astrologo l’antico Statuto della nostra Università) non osando gli Uomini intraprendere cosa grande, nè picciola, senza consultare l’Astrologo, il che tuttavia si pratica nell’Oriente; insorti poscia i furori della moderna Filosofia contro tutto ciò, che aveva l’ombra di antico, venne attaccata, derisa, proscritta, annichilata; dove, come nei tumulti suol accadere, si confuse nella medesima strage il sano col vizioso, il solido col chimerico, il vero col falso.

Esaminando un poco il diritto, è il torto di queste opinioni, dico, che avevano gran ragione s moderni di bandire gli Oroscopi, le XII. Case del Cielo, ed altri simili principj affatto vani e precarj di quest’arte. Molto più era da rigettare la pretesa efficacia del Cielo sopra le azioni morali, dipendenti dal libero arbitrio, e sopra la sorte degli umani avvenimenti, almeno direttamente. Ma dovevano poi quivi fermarsi, ed esaminare, se in cotesto sterquilinio dell’Astrologia Giudiziaria non vi potesse esser nascosta qualche cosa solida o fondata. Poichè finalmente innegabile è l’azione del Sole sopra le stagioni; ne os-


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