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Pagina:Toaldo - Saggio meteorologico - 1797.pdf/225

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PAR. III. ART. IV. DELLE NUVOLE GRANDINOSE, ec. 209

procelle equinoziali ( come in generale anchéè in questi Cli:ni nostri ). Dal che fi può conchiudere in paslando quello, che fi è accennato altrove, che anche questi fenomeni possono avere dipendenza dalle cagioni cosmiche, dall’azione del Sole, e in particolar della Luna. Ì

Non so poi se sia fatto, o che solamente fi osservi per gli effetti luttuosi, che i Terremoti sembrano infierire sotto le popolate Città, partico»

larmente fituate alle rive petrose del mare. Se ciò fosse vero, sarebbe un esempio, non dirò col Sig. Rousseau dei perniciosi effetti della società, (che in fatti se non fossero le case, non perirebbzro tante migliaja di persone sotto le rovine dei Terremoti ), ma certo farebbe un esempio di quello , che può l’opera umana nel cambiare la natura, e nel dar occasiane a fenomeni meravigliosi . Poichè, se i Terremoti fossero affetti particolarmente alle Città numerose, ciò non potrebbe avvenire, se non perchè i lastricati delle strade e delle case, e gli scoli untuosi, crasfli e fecciosi chs produce una gran popolazione, fi opponeslero all’uscita del fuoco elettrico tertestre; il quale perciò rinchiuso dentro, e lottando cogli altri terreni effluvj scuotesle il terreno sovrastante . Di fatto i luoghi paludosi non sogliono esser molto soggetti a’ Terremoti, perchè ivi nell’acqua, nell’erbe, nelle piante, trova un sentiero libero il fuoco elettrico da scaricarli .

Una Città, che fosse fondata su pilastri, e volti, con opportuni spiragli, sarebbe forse immune da’ Terremoti. Venezia forse va meno esposta 2 questi disastri, per le acque, è per i molti legnami impiegati nei fondamenti. Mi pare d’aver letto, che il Tempio di Diana d’Efeso, il quale fabbricato sul Colle spesso rovinava per li Terremoti, suggerito dagli Oracoli di fabbricarlo al basso in terren molle, non mi sovvien bene se anche con un groslo strato di lana fotto i fondamenti, restasse poi libero da queste rovine. i

Questo è certo: la Città di Uline Capitale del Friuli, come attesta il benemerito Cittadino di essa Sig. Antonio Zanon ( Lett. Tom. 7. pag. 136.), ha quattro profondiflimi pozzi ed antichissimi, ed altri fornici, memorati ancora dall’Iftorico Palladio, ed esaminati con cura dal Montanari ( A#rol.

convinta), i quali per antica tradizione sono stati fatti in tempi, ne’ quali quella Provincia era frequentemente flagellata da’ Terremoti, per dare sfogo a’ venti sotterranei, il che sembra aver sortito buon effetto . Di fattro ne’ giorni del funestissimo Terremoto di Lisbona, da uno di quefti pozzi usciva l’aria con iftraordinaria violenza; e dagli spiragli di quello di S.

Cristoforo fì vedeva spinta l’acqua all’insù in forma di pioggia; lo che per altro accade anche in tempi sciroccali; e il Montanari attesta d’aver trovata quest’acqua pregna d’aria, dalla quale purgata, fi trovava pai dello fiesso peso e natura, che l’acqua della Roggia viaina1.


Dd AR-
  1. I signi de’ Terremoti, da antichi e da moderni Autori registrati, sono questi: 1atumescenza del mare senza venti; caligine nel Sole z talor caligine puzzolente; gran freddo e gran caldo con bonaccia; una striscia di sottil nube in ciel sereno al principio della notte z l’acqua torbida de’ pozzi con odor di zolfo; gli augelli» c gli animali pavidi;