Pagina:Torriani - La cartella n. 4, Cesena, Gargano, 1880.djvu/223

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riccardo cuor di leone. 219

chi, e fissavo i suoi, che mi fissavano anch’essi, e mi sorridevano...

Se il cavallo del generale, in un accesso di pazzia, avesse preso la fuga precipitandosi contro di lei! Mi sarei gettato innanzi a farle scudo del mio corpo, l’avrei sollevata fra le mie braccia, con tutta l’audacia del mio amore e de’ miei quindici anni!

«Oh!» — non era il cavallo. Era la Fulvia che facendo per vezzo il mulinello col fazzoletto di trina, mentre mi guardava sorridendo, se l’era lasciato sfuggire di mano.

Era venuto a cadere a due passi da me, e lei continuava a sorridere come per invitarmi a raccoglierlo. Dio, che momento!...

Il cuore si pose a sussultarmi con tanta violenza nel petto, come se volesse uscirmi dalla bocca. Volli spingermi innanzi, precipitarmi. Ma il movimento non mi riusciva. Era come il torsolo del pomo d’Adamo che restava